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il Trillo Projekt

Mi chiamo «il Trillo» – ma un trillo di solito suona, non parla – ma io sono un trillo un po speciale

E come so parlare, riesco anche a suonare mille strumenti, a danzare, a massaggiare con i suoni, anche se la cosa che vorrei far meglio, quella su cui mi impegno di più è ascoltare.

Guardati intorno. C’è un mondo meraviglioso da scoprire. Se tu lo vuoi, se solo lo vuoi, puoi camminare in un bosco, correre in un prato, chiacchierare con un amico, leggere un libro, puoi giocare, correre, urlare, ballare. La possibilità di scoprire da soli il mondo è una grande opportunità… che non tutti hanno.

Per tanti amici, moltissimi bambini, il mondo è una fatica, un ostacolo, un sogno irraggiungibile. Perché dove le loro gambe non li portano, dove i loro occhi non vedono, dove la loro bocca non parla, lì inizia la loro solitudine. Questi bambini sentono di non poter comunicare con la vita.

Non la senti anche tu un po› di tristezza?

Ecco, questa è l’ora del Trillo. ilTrillo suona nella vita di questi bambini, e attraverso il linguaggio della musica, del corpo, attraverso le melodie, la voce, il massaggio sonoro, la danza prova a donare un po› di fiducia, di forza, di sicurezza, ad aprire quei canali espressivi che erano chiusi, quelle finestre che faticavano ad aprirsi.

Ecco, se dovessi spiegarti in una parola quello che fa ilTrillo ti direi così: ilTrillo favorisce l’incontro tra questi bambini e il mondo, prepara il mondo ad accoglierli. Un bambino che ha le sue gambine paralizzate dovrà per forza rinunciare al senso del ritmo, della danza? ilTrillo alimenta questo senso che non si è sviluppato, cerca di risvegliare nel bambino quel legame tra corpo e musica che non si è mai stabilito.

Il bambino che non vede, dovrà per forza isolarsi in uno spazio ristretto? ilTrillo cerca di mostrargli attraverso la profondità della musica, che nulla gli è proibito, che esistono paesaggi sonori bellissimi, dove si può passeggiare e godere della natura. La sofferenza di una disabilità sta spesso nelle limitazioni psicologiche che il disabile vive, nell’ostilità che il mondo sembra presentargli.

ilTrillo con la musicoterapia, con l’ascolto dei paesaggi sonori e la danza cerca di far scoprire al disabile potenzialità inattese, sensi sommersi: attraverso questo equilibrio tra i propri sensi è più facile riconquistare un’armonia interiore, con l’armonia la fiducia in un contatto più profondo con sé stesso, con gli altri e con la vita.

Non sono una medicina ma se un bambino ritrova un po› di equilibrio, diventa più felice, è anche una guarigione, non credi?

Da anni ilTrillo suona alle porte di tanti bambini, entra nelle aule di tante scuole, in tutti i centri di terapia occupazionale. Tanti bambini speciali del Casentino mi conoscono.

Ma oggi, ilTrillo fa un passo in più. La sua attività diventa il tronco di una pianta, che vorremmo mettesse tanti rami per produrre frutti di solidarietà e di calore. Intorno al mio suono si è radunato un primo cerchio di amici, sostenitori, genitori di ragazzi disabili. Vorremmo che questo cerchio si allargasse all’intero Casentino, che ciascun ente locale, associazioni, che ciascun servizio sanitario, sociale o anche ricreativo vivesse la presenza del Trillo come una risorsa cui poter attingere. Per questo ci siamo costituiti in associazione.

La musica, la danza, il massaggio musicale cioè tutti i linguaggi non verbali su cui si basa la nostra attività possono permettere tanti incontri, oggi difficili: tra genitori, tra genitori e figli, con ragazzi di altre culture. ilTrillo vuol anche far sperimentare a chiunque voglia avvicinarsi percorsi di ascolto, ascolto e stimolo dell’espressività musicale per esempio: perché ciascuna persona possa scoprire tutte le sorgenti di se stesso e così trovare più armonia, più equilibrio.

Ma mi è rimasta una sola cosa da dirti. L’ho letto l’altro ieri in un libro «Quando aiuti una persona più debole, diventi più umano tu stesso».

Mi piacerebbe mostrarti quanta bellezza incontro ogni giorno abbracciando, ballando, giocando, facendo musica con i bambini.

Fidati, se puoi, di queste parole.

Vorrei che anche tu facessi parte del mio sogno!